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Newsletter aprile 2010

26/04/10
Germania: flop della patata Ogm
Fonte: La Repubblica – Andrea Tarquini
A volte anche la potente lobby multinazionale del cibo trasngenico può incassare cocenti sconfitte. In Germania, patria per eccellenza della patata come alimento-base quotidiano, e negli altri grandi mercati europei, i big della distribuzione dicono no a ogni “kartoffel” geneticamente manipolata. Burger King, McDonald’s, Lorenz, Nordsee, insomma, le maggiori catene di fast food, non vogliono la saperne di offrire patatine fritte o patate al forno venute da colture ogm. Per farsi ascoltare da chiunque, e specie dalla Commissione europea che spesso autorizza prodotti transgenici a cuor leggero, i global palyers del cibo corri-mangia-e-getta hanno espresso il loro no rispondendo a un sondaggio di Greenpeace. La potente Bogk, l’unione tedesca delle industrie alimentari specializzate in patate si schiera con loro. Perché tanto improvviso zelo ecologico nelle multinazionali del fast food? Semplice: i consumatori, in Germania e altrove, non ne vogliono sapere di mangiare patatine fritte trasngeniche come contorno ai pur ipercalorici hamburger. Il colosso chimico tedesco Basf spera ancora che la Commissione di Barroso autorizzi la nuova patata transgenica “Fortuna” per immetterla nel ciclo alimentare, ma rischia un contrasto costosissimo tra offerta eccellente e domanda zero del prodotto che sogna in nome del profitto.

19/04/10
Stati Uniti: erba medica Roundup Ready della Monsanto presto all’esame della Corte Suprema
Fonte: The Center for Food Safety
Il prossimo 27 aprile la Corte Suprema degli Stati Uniti esaminerà per la prima volta un caso riguardante un vegetale geneticamente modificato. Nella controversia che vede contrapposti il colosso dell’agribusiness Monsanto e rappresentanti del mondo agricolo e della società civile, il più alto organo giudiziario statunitense dovrà stabilire se la coltivazione dell’erba medica Roundup Ready della Monsanto potrà o meno proseguire nel paese.
La disputa nasce da un ricorso presentato nel 2006 dal Center for Food Safety contro il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), responsabile dell’approvazione dell’erba medica gm.
Tutte le corti che hanno giudicato il caso fino ad oggi hanno temporaneamente vietato la coltivazione dell’erba medica Roundup Ready, avendo riscontrato che l’USDA l’ha autorizzata senza avere adeguatamente analizzato l’impatto del vegetale gm sull’ambiente e l’economia. Nonostante sia ormai assodato che il Dipartimento dell’Agricoltura ha violato le norme sull’ambiente, e che dovrà analizzare in modo rigoroso l’impatto dell’erba medica Roundup Ready qualora decidesse di autorizzarla nuovamente, la Monsanto sostiene che i giudici avrebbero dovuto comunque consentire la coltivazione del prodotto ora divenuto illegale.
In attesa dell’inizio del dibattimento sette distinti gruppi di interesse hanno presentato testimonianze favorevoli al mantenimento del divieto sull’erba medica Roundup Ready.

  • I procuratori capi della California, dell’Oregon e del Massachusetts hanno evidenziato l’interesse “degli Stati a proteggere le proprie risorse naturali, nonché il diritto dei cittadini a essere informati sulle conseguenze ambientali delle decisioni federali”.
  • Aziende biologiche e associazioni di categoria hanno fatto notare che la coltivazione dell’erba medica Roundup Ready mette a repentaglio la sopravvivenza dell’agricoltura e della produzione lattiero-casearia biologiche.
  • Agricoltori ed esportatori hanno contestato il rischio della perdita di mercati in Asia, Europa e Medio Oriente per la probabile contaminazione delle derrate.
  • L’Associazione dei produttori di riso dell’Arkansas, responsabile della produzione di metà di tutto il riso statunitense esportato, e gravemente danneggiata dalla contaminazione provocata dal riso gm della Bayer nel 2006, ha dichiarato: “Le colture gm hanno già contaminato quelle tradizionali causando danni per oltre un miliardo di dollari al mercato del riso”.
  • Favorevoli al mantenimento del divieto di coltivazione per l’erba medica transgenica si sono dichiarati, inoltre, il Sindacato degli Scienziati Responsabili e gruppi di esperti legali che hanno rilevato come, contrariamente alle accuse mosse dalla Monsanto, gli standard e le procedure adottate finora dai giudici siano stati perfettamente corretti.


07/04/10
Austria: Parlamento contro la patata Amflora
Fonte: Greenplanet
Il Parlamento austriaco, all'unanimità, appellandosi alla clausola di salvaguardia ha incaricato il ministero della Salute di predisporre un atto normativo specifico per vietare la coltivazione della patata biotech sul territorio. Per il Parlamento austriaco la decisione della Commissione europea che lo scorso 2 marzo ha autorizzato la coltivazione delle patate per fini industriali (produzione di carta e mangimi per animali) ignora quanto segnalato dall'Organizzazione mondiale per la Santità, consentendo di coltivare una pianta che contiene al suo interno un gene resistente antibiotico importante nella lotta alla tubercolosi. L'Austria contesta inoltre la Ue di aver anteposto gli interessi di imprese produttrici di patate alla salute umana e rileva come la coltivazione della patata Amflora non è necessaria in quanto vi sono varietà convenzionali che hanno le stesse caratteristiche.

04/07/10
Monsanto: in calo le previsioni di crescita per il deludente debutto della soia Roundup Ready2 e il risveglio dell’Antistrust
Fonte: The Street
Nel pubblicare un secondo deludente resoconto sugli utili trimestrali, la Monsanto ha ammesso che contrariamente a quanto stimato in precedenza, non raddoppierà il proprio fatturato lordo entro il 2012. Gli agricoltori statunitensi, infatti, si sono rifiutati di pagare il sovrapprezzo richiesto dalla multinazionale per i suoi prodotti di ultima generazione, mais Smartstax e soia Roundup Ready2.
Buona parte delle future possibilità di crescita della Monsanto sembrano legate al successo di questi due prodotti, capaci di generare rese elevate, secondo quanto assicura la multinazionale, anche in condizioni di caldo e siccità. Gli agricoltori, tuttavia, provati dal già notevole rincaro delle sementi e resi scettici dall’insoddisfacente prestazione della soia Roundup Ready 2, seminata per la prima volta nel 2009, si sono rifiutati di acquistare i due nuovi prodotti.
Altro fattore importante nella revisione al ribasso delle previsioni di crescita della multinazionale sarebbe la prospettiva di una competizione più serrata con altre società di biotech. La Monsanto, che controlla oltre l’80% di tutto il mercato della soia e del mais geneticamente modificati, è imputata in una causa di antitrust avviata dalla rivale Dupont ed è bersaglio d’elezione nell’indagine lanciata dal Dipartimento della Giustizia statunitense sulle pratiche commerciali anti-competitive messe in atto dall’industria sementiera.




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