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MANIPOLAZIONE GENETICA
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Seàn McDonagh è un missionario dell’ordine di San Colombano che ha trascorso più di 20 anni nelle Filippine, dove ha lavorato con la popolazione tribale di Mindanao. Si occupa di giustizia sociale e problemi ambientali da oltre 30 anni ed è il maggiore autore della lettera pastorale sull’ambiente scritta dai vescovi delle Filippine nel 1988: “What is Happening to Our Beautiful Land?”. Ha pubblicato molti libri e articoli, tra cui “Patenting life? Stop!” (Dominican Publications).

14/02/2009

Perché la Potificia Accademia delle Scienze ospita un dibattito a senso unico sulle colture biotech?

di Seàn McDonagh

Il sito web della Santa sede, nella sezione dedicata alla Pontificia Accademia delle Scienze, riporta informazioni su una Settimana di studio intitolata “Le piante transgeniche per la sicurezza alimentare nel contesto dello sviluppo”, che si terrà a Roma dal 15 al 19 maggio 2009 (1). L’evento potrebbe apparire lodevole, se non fosse che quel che segue è una campagna totalmente unilaterale volta a promuovere le colture geneticamente modificate. Il travisamento dei fatti inizia a pagina 2, dove si vede una foto di Papa Benedetto XVI con le braccia aperte, pronto ad abbracciare il mondo e, presumibilmente, la nuova tecnologia. Una volta letto il testo, risulta evidente che il Pontefice è preoccupato per le ripercussioni della crisi finanziaria sul prezzo del cibo per i poveri, ma non sta esprimendo il proprio sostegno agli Ogm.

Un aspetto inquietante di questa Settimana di studio, nella prospettiva dei poveri, è che 18 dei 39 relatori provengono dagli Stati Uniti. Il modello agricolo promosso dagli Stati Uniti è difficilmente applicabile a paesi del Sud del mondo come l’India e le Filippine. Negli Stati Uniti, vi sono oggi più persone in prigione che sui campi. Se il modello agricolo statunitense fosse riprodotto in India e in Cina, dove andrebbero a finire le centinaia di milioni di persone che ora coltivano la terra? Inoltre, la direzione intrapresa dall’agricoltura statunitense negli ultimi decenni è stata imposta da gigantesche multinazionali dell’agrobusiness che hanno accumulato ingenti fortune vendendo semi e prodotti agrochimici ai contadini.

A quanto mi risulta, la totalità dei relatori inviatati alla Settimana di studio sostiene le colture gm, talvolta in modo militante come nel caso del dottor Peter Raven e del dottor C.S. Prakash. E’ singolare, quasi bizzarro, che un’istituzione che si definisce Accademia delle Scienze ospiti un evento su un tema tanto controverso come il cibo geneticamente modificato senza invitare rappresentanti di entrambe le parti coinvolte nel dibattito.

Il rinomato genetista David Suzuki, pur guardando con vivo interesse alle possibilità che la tecnologia dell’ingegneria genetica dischiude al genere umano, chiede cautela nel modo in cui l’applichiamo, fino a quando non avremo raggiunto una comprensione molto più solida della scienza e delle sue implicazioni politiche, sociali e ambientali. “Ci aspettiamo che manipolare la vita al suo livello più elementare possa aiutarci a risolvere alcuni dei nostri problemi più pressanti, come la sicurezza alimentare, la perdita degli habitat e l’inquinamento. Ma per quanto queste prospettive siano allettanti, credo che non dovremmo spingerci a largo prima di aver imparato a nuotare” (2). E continua: “I biotecnologi di oggi, tuttavia, sono spesso a tal punto sedotti dai propri progressi e dalle proprie conoscenze da smarrire il senso di ciò che sappiamo e possiamo fare e di ciò rispetto a cui siamo ancora del tutto ignoranti. E’ quello che non capiamo, che mi preoccupa”.

Al quesito: “Se ci sono così tante incognite, perché la biotecnologia è la beniamina dei banchieri e delle università?” La semplice risposta è: il denaro … C’è un incentivo potente nel far approdare i prodotti sul mercato per far rapidamente fruttare gli investimenti. Ciò significa, cercare scorciatoie. Significa portare le colture biotech nei campi prima di aver chiaramente compreso quale impatto possano avere sugli ecosistemi e fare pressione sul governo per assicurarsi che i prodotti geneticamente modificati siano trattati allo stesso modo di quelli convenzionali”.

  

Le riserve espresse da Suzuki sulla tecnologia non trovano eco in nessuno degli abstract contenuti nel programma della Settimana di studio. Ciò stupisce e toglie qualsiasi parvenza di credibilità scientifica a questa cosiddetta “Settimana di studio”. Contestare posizioni accettate per ricercare la verità, è parte della tradizione intellettuale europea almeno dal tempo dei dialoghi socratici di Platone, nell’Atene del IV secolo a.C. Tale ricerca è stata centrale nella metodologia scolastica dell’Alto Medio Evo. A partire dal XVII secolo, la tradizione scientifica ha ampliato questa cultura del dibattito vigoroso con la consapevolezza aggiunta che nella scienza ogni cosa è rivedibile alla luce di nuove prove. E’ grazie a questa metodologia della critica autocorrettiva, se la scienza empirica ha potuto compiere tanti progressi negli ultimi secoli.

Nell’abstract “La mia esperienza con il Golden Rice”, il Dr Ingo Potrykus afferma che gli onerosi processi di regolamentazione presenti in molti paesi, hanno ritardato la diffusione del suo riso arricchito con vitamina A negli ultimi 10 anni. Potrykus stima che questo ritardo ha causato la morte di 400.000 persone. Tuttavia, altri scienziati rispettabili contestano le sue affermazioni. In una lettera inviata al Professor Russell della Tufts University a febbraio 2009, più di 20 scienziati, tra cui David Suzuki, criticano i trial nutrizionali sul Golden Rice condotti dall’università. La lettera recita: “desideriamo ricordarvi che la varietà di Golden Rice utilizzata in questi esperimenti (GR2), è inadeguatamente descritta in termini di caratterizzazione biologica e biochimica sul sito web dei trial clinici come in qualsiasi altra parte della letteratura di pubblico accesso, ed è stata oggetto di una valutazione preclinica deplorevolmente inadeguata. Il prodotto geneticamente modificato non ha dimostrato di essere distinto, uniforme o stabile nel corso del tempo, ne’ è mai stato regolamentato o autorizzato in alcun paese del mondo. … Più specificamente, la nostra maggiore preoccupazione riguarda il fatto che questo riso non ha mai subito una sperimentazione scientifica preliminare, e un’ampia letteratura medica attesta che i retinoidi che possono derivare dal beta carotene sono tossici e possono provocare malformazioni natali. In queste circostanze, l’uso di soggetti umani (compresi bambini già malati per carenza di vitamina A) in esperimenti nutrizionali sugli Ogm è completamente inaccettabile. I tre progetti elencati violano il Codice di Norimberga e il codice di deontologia medica da diversi punti di vista: vi chiediamo pertanto di fermarli immediatamente” (3).

Il marketing, la pubblicità e la propaganda operano in modo molto diverso. Qui non c’è spazio per sollevare domande su spinose questioni di carattere teorico o su particolari dichiarazioni sui fatti. Ogni cosa deve essere accettata sulla parola dei cosiddetti “esperti”. La Pontificia Accademia delle Scienze non avrebbe dovuto dar voce ad una sola parte, in un dibattito così cruciale per il benessere della comunità umana e della terra.

Il mantra costante della Settimana di studio, così come emerge dagli abstract dei vari relatori, è che gli Ogm sfameranno gli affamati e ridurranno la povertà, e che l’attuale regime di regolamentazione degli Ogm è troppo restrittivo.

Nonostante le colture gm siano imposte in molti paesi del Sud del mondo da potenti multinazionali dell’agrobusiness, come la Monsanto, e dai governi statunitensi che si sono succeduti nel tempo, i relatori vorrebbero farci credere che esse sono in qualche modo vittime di un’enorme cospirazione. Essi si presentano come dei “Davide” che combattono contro “Golia”, mentre la realtà è esattamente opposta. In questo mondo Orwelliano, l’industria biotech è rappresentata come un cavaliere dall’armatura lucente, una sorta di Società secolare di Saint Vincent de Paul, completamente votata all’aiuto dei poveri. Chiunque fosse tentato di credere una simile assurdità, può leggere l’articolo di Vanity Fair (maggio 2008), scritto dai vincitori del Premio Pulitzer Donald L. Bartlett e James B. Steele sulla VERA Monsanto. Titolo e sottotitolo sono eloquenti: “Monsanto’s Harvest of Fear … Ruthless Legal Battles against Small Farmers”. Con la Monsanto e le altre grandi industrie dell’agrobusiness, i profitti vengono prima di qualsiasi altra cosa.

La Pontificia Accademia delle Scienze ha l’obbligo di essere correttamente informata su un tema vitale come quello del futuro del cibo. Nel 2008 sono stati pubblicati due studi internazionali indipendenti su come affrontare le necessità alimentari del pianeta. Ad aprile l’International Assessment of Agricultural Science and Technology for Development (IAASTD) ha pubblicato un rapporto nato dalla collaborazione tra organismi pubblici come la Banca Mondiale, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e rappresentanti dei governi, delle Ong e di organismi scientifici. In 2.500 pagine, il rapporto analizza tutte le prove esistenti sull’agricoltura e la produzione alimentare. Esso è stato realizzato in 4 anni e si è avvalso del contributo di 400 scienziati. Il fatto più importante, è che il rapporto non avalla le affermazioni dell’industria biotech sulla capacità delle colture gm di sfamare il mondo. Esso sostiene che per contrastare l’aumento dei prezzi del cibo, la fame, le disparità sociali e il degrado ambientale è necessario modificare radicalmente le pratiche agricole. Lo studio sostiene, inoltre, che le colture gm sono discutibili e non giocheranno un ruolo sostanziale nella battaglia contro i cambiamenti climatici, la perdita di biodiveristà, la povertà, la fame ne’ per garantire la sicurezza alimentare. Esso non esclude completamente le colture gm dallo scenario futuro, ma evidenzia i problemi causati agli agricoltori e ai ricercatori dall’attuale regime di brevettazione delle sementi. 

Il rapporto afferma che la necessità agricola più pressante è sostenere i piccoli coltivatori che operano in ecosistemi diversi. Questi agricoltori devono poter disporre di migliore conoscenza, tecnologia più adatta all’agricoltura praticata nel loro specifico contesto e di maggiore credito. Essi hanno anche bisogno di migliori strade e infrastrutture per poter portare il loro prodotto sui mercati. Questi sono tutti aspetti dello sviluppo da me sperimentati personalmente nelle Filippine degli anni ’80.

Inoltre, nel 2008, la Conferenza sul Commercio e lo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCTAD) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente hanno emesso un documento intitolato “Agricoltura biologica e sicurezza alimentare in Africa”. I ricercatori hanno scoperto che la chiave per ottenere la sicurezza alimentare in Africa sta nell’agricoltura biologica e non, come vuole il credo comune, nella modernizzazione dell’agricoltura che sola consentirebbe di aumentare la resa agricola.

Uno dei punti di forza della Chiesa cattolica è la sua universalità e il suo impegno in così tante iniziative e attività in ogni angolo del mondo. Sicuramente il Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, avrebbe dovuto interpellare qualcuno della Caritas Internationalis o una qualsiasi delle Agenzie per lo Sviluppo Cattoliche, come la britannica CAFOD. Trocaire in Irlanda o NASSA, braccio sociale della Conferenza episcopale cattolica delle Filippine, avrebbero potuto testimoniare se gli Ogm sono stati un aiuto o un ostacolo nel contrastare la povertà o nello sfamare i poveri.

Molti dei cattolici che lavorano con le agenzie di aiuto e sviluppo, ritengono che le colture gm siano un modo per consegnare a un pugno di transnazionali statunitensi o europee il controllo delle sementi degli alimenti di base del mondo. Questo punto di vista non avrà spazio nella Settimana di studio. Molti cattolici crederanno un piccolo gruppo di fautori degli Ogm abbia preso possesso della Pontificia Accademia delle Scienze per promuovere l’agenda del mondo delle multinazionali. Un’attività che non si addice affatto alla Pontificia Accademia delle Scienze.

1. http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_academies/acdscien/2008/booklet_transgenic_09.pdf

2. Questa e le due citazioni seguenti sono tratte da David Suzuki, “A Little Knowledge …”, New Scientist, 23 settembre 2006, p. 18.

3. http://www.gmfreecymru.org/open_letters/Open_letter12Feb2009.html

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 
 
 
 
 

 

 
 

 

 

 

 
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