Newsletter gennaio 2009

01/09

Studio condotto su cellule umane dimostra la tossicità dell’erbicida Roundup

Fonte: CRIIGEN – www.criigen.org

I ricercatori dell’Università di Caen Nora Benachour e Gilles-Eric Séralini hanno testato l’erbicida Roundup su cellule umane accertandone i gravi effetti tossici. L’erbicida è stato sperimentato in quattro diverse formulazioni, ciascuna enormemente diluita rispetto alle concentrazioni usate in agricoltura, su cellule neonatali di cordone ombelicale appena prelevate e su campioni meno sensibili, comunemente utilizzati per misurare la tossicità delle sostanze inquinanti.

Nel giro di poche ore, le quattro formulazioni hanno programmato la morte di tutte le cellule esaminate, danneggiato il DNA e la membrana cellulare, e inibito la respirazione cellulare.

E’ stato inoltre notato che la miscela dei composti utilizzati come coadiuvanti del glifosate, amplifica ulteriormente l’azione del principio attivo.

I ricercatori hanno dichiarato di aver intrapreso la ricerca perché il Roundup è, nelle sue diverse formulazioni, tra gli erbicidi più utilizzati al mondo, e abbinato alla soia Roundup Ready della Monsanto, geneticamente manipolata per essere resistente al glifosate, ha conosciuto una nuova potente diffusione. La soia gm, fanno notare i ricercatori, è il maggiore Ogm importato in Europa per fini alimentari e mangimistici e contiene residui di Roundup. I ricercatori esortano le autorità a revocare l’autorizzazione concessa all’uso del Roundup sulla base dei nuovi dati di tossicità e in ragione dell’effetto moltiplicatore delle sostanze coadiuvanti, che rendono le soglie di tolleranza attualmente disposte dalla legge “del tutto arbitrarie”.

01/09

Più vicini allo scaffale del supermercato i prodotti degli animali gm con le linee guida emesse dalla FDA

Fonte: I-SIS, Nature

Le linee guida emesse dalla Food and Drug Administration per la produzione e lo sviluppo di animali transgenici e di prodotti da essi derivati lasciano profondamente delusi quanti speravano che il documento, già presentato in forma di bozza a novembre 2008, potesse colmare il vuoto regolamentare causato dal prolungato silenzio delle autorità sugli animali geneticamente manipolati e sul loro impiego a fini commerciali.

La Food and Drug Administration, infatti, applica anche ad essi la contestatissima nozione di “sostanziale equivalenza” coniata per agevolare l’immissione sul mercato dei vegetali gm negli anni ’90, e non prevede, pertanto, alcun obbligo di etichettatura ne’ un sistema di tracciatura completo che impedisca agli animali modificati e ai prodotti da essi derivati di entrare erroneamente nella catena alimentare. A monte, inoltre, fa notare l’Institute for Science in Society, gli effetti provocati dagli animali gm sull’ambiente e sulla salute non sono mai stati valutati e la versione definitiva delle linee guida non corregge questa anomalia.

Anche le conquiste ottenute sul fronte della trasparenza del processo autorizzativo appaiono, ad un’analisi più ravvicinata, evanescenti. Sotto la pressione delle critiche giunte all’indomani della pubblicazione della bozza del documento, la FDA ha disposto che l’approvazione delle richieste sia sottomessa all’esame di consulenti indipendenti nel corso di riunioni pubbliche. Tuttavia, nota Doug Gurian-Sherman del Sindacato degli Scienziati Responsabili di Washington, “molti dati rilevanti potranno ancora essere sottratti alla conoscenza del pubblico” e, in generale, il fatto che il processo di autorizzazione dei farmaci, cui gli animali transgenici sono assimilati (in forza del Federal Food, Drug and Cosmetic Act), avvenga in gran parte a porte chiuse, non fa ben sperare.

All’inerzia regolamentare della FDA fa riscontro, d’altra parte, l’estrema vitalità di questo nuovo settore biotecnologico: si calcola che l’agenzia abbia ricevuto finora 50 richieste di autorizzazione, e una sua commissione, recentemente interpellata per un farmaco anticoagulante ottenuto da latte gm, ha giudicato il prodotto sicuro ed efficace.

01//09

Rapporto sul Golden Rice: cronaca di un flop annunciato

Fonte: FoodWatch – Christopher Then

A dieci anni dalla comparsa della prima varietà di Golden Rice, il rapporto pubblicato da FoodWatch (“The campaign for genetically modified rice is at the crossroads”) stila un bilancio del progetto lanciato tra ambiziose speranze nell’ormai lontano 1999. Ad oggi, evidenzia il rapporto, lo Humanitarian Board che dirige il progetto, non ha ancora fornito alcuna informazione su aspetti tecnici essenziali del riso geneticamente modificato per garantire ai consumatori dei paesi poveri il necessario apporto di vitamina A: tempi di degradazione dei carotenoidi in fase di stoccaggio, persistenza della protovitamina A al termine della cottura e sua biodisponiblità (ovvero capacità di assunzione della sostanza da parte del corpo umano).

Un vuoto informativo che nasconde, secondo il rapporto, l’estremo imbarazzo dei promotori dinnanzi a un progetto rivelatosi fallimentare sin dagli esordi (i campioni di riso inviati in Germania dall’equipe del Golden Rice nel 2001, contenevano una quantità di carotenoidi inferiore all’uno percento della quantità prevista; successivamente alla cottura essa scese di un ulteriore 50%).

A ciò si aggiunge il recente scandalo della sperimentazione su bambini cinesi di età compresa tra i 6 e gli 8 anni, disposta dal Board e bloccata dalle autorità cinesi solo su denuncia di Greenpeace.

Il rapporto, tuttavia, non si ferma al caso del Golden Rice e discute anche i rischi e le prospettive aperte dalla manipolazione genetica del riso, alimento di “suprema importanza” per le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, al centro dell’interesse dell’industria del biotech dopo il mais e la soia.

Il Workshop internazionale di biosicurezza che si è tenuto a Pechino nel 2008 ha chiarito che, nel caso del riso, il rischio della contaminazione genetica interessa non tanto le varietà coltivate quanto quelle selvatiche. L’incrocio tra piante di riso gm e piante selvatiche produce vegetali dotati di una sorprendente capacità riproduttiva. L’invasione di queste molto temute varianti di riso selvatico, che non possono essere raccolte, accresciuta dalla carenza di manodopera agricola, può costituire una vera minaccia per i raccolti.

Il rapporto invita pertanto a tenere un approccio più consapevole e critico nei confronti del riso gm e del Golden Rice in particolare, analizzando gli effetti indiretti provocati dalle colture, aggiornando i criteri di valutazione alle nuove conoscenze maturate nel campo della genetica e valutando se, nel caso del Golden Rice, non vi siano vie più sicure e meno dispendiose di assicurare ai bambini di tutto il mondo il corretto apporto di vitamina A.