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Newsletter ottobre 2008
Ottobre 2008
Brevetti sulla fame: online il nuovo rapporto di Greenpeace
Fonte: Greenpeace Germania
http://www.no-patents-on-eeds.org/index.php?option=com_content&task=view&id=79&Itemid=20
Il rapporto stilato da Ruth Tippe e Christoph Then presenta una panoramica di alcune delle ultime più sconvolgenti domande di brevetto depositate dalla Monsanto e da altre industrie presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO). Un’analisi anche superficiale delle rivendicazioni contenute nelle richieste di brevetto evidenzia alcuni importanti cambiamenti nella strategia delle transnazionali. In primo luogo, le industrie presentano domande di brevetto non più solo su varietà vegetali o animali geneticamente modificate ma anche su normali varietà ottenute mediante tecniche di riproduzione convenzionali. In secondo luogo, i diritti di proprietà intellettuale sono rivendicati lungo l’intera catena produttiva e coprono indifferentemente prodotti alimentari ed energetici, a confermare la saldatura avvenuta tra mercati del cibo e dell’energia.
Gli autori del rapporto sottolineano che per cogliere a pieno le possibili ricadute di un simile mutamento occorre staccarsi da quanto è accaduto finora nel business dei farmaci e comprendere che le transnazionali mirano ora a stabilire un più generale controllo sui mercati dei beni di prima necessità. In questo contesto, il rischio non sarà più l’aumento vertiginoso del prezzo di un farmaco ma la perdita della capacità di accesso a cibo e sementi per le popolazioni più povere. Le conseguenze generate dalle nuove brevettazioni, dunque, non saranno necessariamente negative per i paesi industrializzati, poiché il sistema è strutturato in loro funzione, ma potranno essere drammatici per i paesi in via di sviluppo.
27/10/08
Il piano Barroso per forzare l'ingresso degli Ogm in Europa
Fonte: Friends of the Earth Europe
La scorsa estate il Presidente della Commissione europea Manuel Barroso ha scritto ai capi di stato e ai governi di tutti gli stati membri chiedendo loro di inviare un proprio rappresentante a Bruxelles perché entrasse a far parte di un gruppo di lavoro politico denominato “gruppo degli sherpa”.
Il gruppo è costituito da funzionari governativi di alto livello ed è presieduto dal capo del Gabinetto di Barroso, Joao Vale de Almeida. L’iniziativa di Barroso ha scavalcato non soltanto i Commissari UE dell’Ambiente, dell’Agricoltura e della Salute ma anche i ministri nazionali responsabili per gli Ogm.
Il gruppo di lavoro si propone di imprimere un’accelerazione al processo di autorizzazione degli Ogm in Europa e di portarlo maggiormente in linea con quello statunitense. A fronte dei due anni e mezzo impiegati dalla Commissione UE, infatti, la Food and Drug Administration impiega solo 15 mesi per approvare un prodotto gm. Negli Stati Uniti, tuttavia, i transgenici sono sottoposti a valutazione di sicurezza solo se le società produttrici dimostrano che ve ne sia necessità e poiché, com’è immaginabile, ciò non è mai accaduto la commercializzazione degli Ogm avviene in totale assenza di valutazioni di sicurezza.
La determinazione con cui la Commissione tenta di far entrare gli Ogm in Europa si spiega con gli stretti legami tra questa e il mondo dell’industria. Infatti, la decisione finale emessa dalla Commissione del WTO che ha analizzato la controversia commerciale USA-Europa sugli Ogm non ha contestato le leggi di biosicurezza europee ne’ il diritto degli stati membri a respingere singoli Ogm. I cittadini europei, inoltre, hanno ripetutamente affermato di non voler mangiare prodotti gm e gli stessi cittadini statunitensi chiedono maggiore informazione e l’uso di etichette. E’ dunque possibile che la progressiva perdita di popolarità degli Ogm negli Stati Uniti stia inducendo l’industria del biotech a premere più di quanto già non facesse per forzare l’ingresso degli Ogm in Europa.
Per il prossimo futuro la strategia del “gruppo degli sherpa” è dunque chiara: fiaccare la resistenza dei cittadini europei con una capillare opera di informazione pro Ogm, opporsi all’inclusione di criteri socio-economici nella valutazione dell’impatto degli Ogm e premere per l’instaurazione di una soglia di tolleranza da Ogm.
23/10/08
Associazione di tutela dei consumatori mette sotto inchiesta società di genetica
Fonte: ABC - Australia
Per molti anni le donne australiane con familiarità per il cancro al seno hanno potuto effettuare un test del DNA per appurare se erano geneticamente predisposte alla malattia. I geni noti come BRCA1 e BRCA2, infatti, sono responsabili fino al 10% dei casi di tumore al seno.
Ora la società Genetic Technologies di Melbourne, detentrice di un brevetto per l’identificazione dei geni, rivendica il proprio diritto ad eseguire il test in regime di monopolio e diffida gli altri laboratori australiani dal somministrarlo.
Secondo Luigi Palombi, esperto di leggi brevettuali dell’Australian National University di Canberra, l’azione legale intentata dalla società Genetic Technologies rappresenta una minaccia reale per ospedali pubblici. Essi, infatti, possono essere citati in giudizio presso i tribunali federali e la GTG può chiedere danni e acconti sui profitti.
Ma una via d’uscita c’è: la Legge sui brevetti (Patent Act) consente al Governo di autorizzare gli ospedali a fornire un servizio di pubblica utilità sollevandoli da qualsiasi responsabilità per violazione di brevetto.
Le associazioni di lotta contro il cancro fanno notare che se il test dovesse essere erogato da un solo laboratorio invece che da dieci come accade oggi, le donne interessate vedrebbero la loro capacità di accesso drasticamente ridotta e non potrebbero più avvalersi dei contributi delle associazioni anticancro. Ciò farebbe, tra l’altro, aumentare il costo del test per il governo.
22/10/08
L'Agricoltura biologica può sfamare il mondo
Fonte: The Independent – Daniel Howden
Secondo uno studio delle Nazioni Unite che sarà presentato oggi, l’agricoltura biologica rappresenta per l’Africa la migliore opportunità di rompere il ciclo di povertà e malnutrizione in cui è impigliata da decenni. Nuove prove dimostrano, infatti, che laddove sono state adottate, le pratiche della coltivazione biologica hanno prodotto un netto aumento della resa agricola, miglioramenti del suolo e maggiori profitti per i piccoli coltivatori.
La “rivoluzione verde” degli anni 60, periodo in cui per la prima volta nella storia la produzione alimentare ha uguagliato e persino superato la domanda di cibo della popolazione mondiale, ha lasciato l’Africa in condizioni quasi invariate. Oggi, mentre nel resto del mondo ogni persona può contare su un 25% di cibo in più rispetto agli anni 60, in Africa ciascuno ha disposizione un 10% di cibo in meno.
La crescita demografica, la diminuzione delle precipitazioni e della fertilità del suolo e l’aumento dei prezzi degli alimenti hanno reso l’Africa l’ultimo continente rimasto vulnerabile alle carestie.
La risposta comune tra i governi africani è stata quella di aprire le porte a un’agricoltura moderna e meccanizzata ma i tentativi fatti in questa direzione non hanno portato i risultati sperati.
La ricerca condotta dal Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite dimostra invece che l’agricoltura biologica può portare l’aumento di resa che si credeva prerogativa esclusiva di quella industriale senza i danni sociali e ambientali cui questa è associata. L’analisi di 114 progetti avviati in diverse regioni dell’Africa ha rilevato, infatti, anche notevoli benefici ambientali come maggiore fertilità del suolo e migliore capacità di trattenimento idrico e di resistenza alla siccità.
22/10/08
Torna allo stato del Paranà la terra contesa tra la Syngenta e i movimenti civili
Fonte: Amnesty International
Lo scorso 14 ottobre la Syngenta ha consegnato allo stato del Paranà la terra su cui aveva avviato la coltivazione in campo aperto di soia gm.
L’impianto di un sito di sperimentazione dei transgenici in una zona di elevato valore ambientale perché immediatamente confinante con il Parco Nazionale dell’Iguaçù era stato duramente criticato dalle associazioni della società civile. Nell’ottobre del 2007, rappresentanti di Via Campesina e dei Sem Terra avevano occupato la terra in segno di protesta e ne erano stati forzatamente sgomberati da una società di sicurezza privata ingaggiata dalla Syngenta: NF Segurança.
Durante gli scontri, il leader dei Sem Terra Valmir Motta de Oliveira e l’agente di sicurezza Fabio Ferriera hanno perso la vita. Una successiva denuncia davanti alla Commissione per i diritti umani dello stato ha consentito di accertare le molte violazioni commesse dalle società di sorveglianza private che operano al soldo delle transnazionali. Inoltre, indagini sulla NF Segurança hanno condotto alla revoca della sua licenza.
Il governo si è ora impegnato a utilizzare la terra liberata per coltivare sementi native da destinare ai piccoli coltivatori del paese e agli stati devastati dagli uragani.
02/10/08
La Monsanto cede il marchio dell’ormone Posillac: vittoria per produttori e consumatori!
Fonte: Amnesty International
La Monsanto ha venduto il marchio del suo ormone per la crescita bovina Posillac alla casa farmaceutica Ely Lilly & Co. La vendita elimina dal farmaco il nome della transnazionale consentendole di dissociarsi da un prodotto divenuto nel tempo altamente impopolare per i danni causati alla salute umana e animale e per gli scandali che hanno segnato la sua storia.
Samuel Epstein, direttore della “Coalizione per la prevenzione del cancro”, spiega: “L’ormone per la crescita bovina ricombinante consente di incrementare di circa il 10% la produzione di latte delle mucche. Il latte derivato, tuttavia, non è in nessun modo uguale a quello normale. Le mucche trattate con il Posillac, infatti, presentano un’anomala incidenza di mastiti e il latte che producono è contaminato dal pus causato dalla malattia e dagli antibiotici loro somministrati come cura. Il latte contiene inoltre tracce dell’ormone transgenico e livelli molto elevati del fattore di crescita IGF-1. Entrambe le sostanze sono facilmente assorbite dall’intestino dell’uomo e livelli eccessivi di IGF-1 possono causare il cancro al seno, al colon e alla prostata”.
L’ormone per la crescita bovina è stato il primo grande esempio di applicazione delle biotecnologie all’alimentazione. Pete Hardin, editore di Milkweed , commenta: “La posta in gioco era troppo alta perché la Monsanto rinunciasse ad immetterlo sul mercato nonostante i dati scientifici provassero con chiarezza che fosse pericoloso per la salute”.