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Newsletter agosto 2009
08/09
Negli Stati Uniti una campagna per cancellare i transgenici dalla tavola
Fonte: Institute for Responsible Technology (http://www.responsibletechnology.org)
E’ partito negli Stati Uniti un progetto ambizioso che si prefigge di eliminare completamente e nel più breve tempo possibile gli Organismi geneticamente modificati dalla produzione alimentare del paese. La Campaign for Healthier Eating in America, promossa dall’Institute for Responsible Technology, è in primo luogo una grande campagna di educazione, che si propone di informare i cittadini statunitensi sui danni causati dagli Ogm, oggi presenti senza etichetta di riconoscimento nel 60-70% degli alimenti in commercio. La Campagna mira, poi, a offrire alternative concrete a quanti scelgano di abbracciare una dieta libera da Ogm, con la distribuzione gratuita di decine di milioni di guide agli acquisiti contenenti l’elenco dei prodotti e dei marchi liberi da transgenici. Secondo i promotori, è sufficiente che il 5% della popolazione statunitense (pari a 15 milioni di persone) scelga di non consumare Ogm perché le aziende siano indotte a eliminarli dai loro prodotti e si ripeta il successo dell’ormone bovino della crescita gm, attualmente rigettato dalle catene Wal-mart, Starbucks e Kroger oltre che da 40 delle 100 maggiori imprese lattiero-casearie del paese. Il tempo, si legge sul sito della campagna, è in tutto questo fattore essenziale perché l’intento non è solo sgombrare la tavola dai transgenici già in circolazione, ma anche impedire che se ne aggiungano di nuovi.
12/08/09
Lo scandalo della censura sul biotech
Fonti: Scientific American e “GMO Scandal” di F. William Engdahl
Un editoriale del rispettato Scientific American (agosto 2009) spiega in che modo, a partire dal 1994, le colture geneticamente modificate hanno potuto diffondersi lungo l’intera catena alimentare del pianeta. Le multinazionali del bioetch hanno imposto, mediante specifici accordi stipulati alla vendita, una censura ferrea sullo studio delle prestazioni dei loro prodotti e degli effetti da essi procurati sull’ambiente e la salute umana e animale. "Sotto minaccia di azioni legali" si legge nell’editoriale, "gli scienziati sono stati diffidati dallo studiare le condizioni in cui le colture prosperano o al contrario falliscono, dal comparare i prodotti gm con omologhi prodotti convenzionali o transgenici, e soprattutto dall’indagarne gli effetti ambientali e sanitari". Si spiega, così, perché nell’arco di un decennio non un solo studio scientifico indipendente ha visto la luce su riviste scientifiche accreditate. Gli unici studi pubblicati sono stati preventivamente esaminati e approvati dalle multinazionali e contenevano informazioni e giudizi compiacenti. Un gruppo di entomologi della Cornell University ha scritto all’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA) USA per chiederle di obbligare le multinazionali biotech ad abbandonare questa inaccettabile pratica censoria.
04/08/09
Clinton e Vilsack in Kenya per promuovere gli Ogm
Fonte: US Working Group on the Food Crisis (http://usfoodcrisisgroup.org/)
Mentre il segretario di Stato Hilary Clinton si prepara a visitare i laboratori del Kenya Agricultural Research Institute (KARI) insieme al segretario all’Agricoltura Tom Vilsack e ad altri rappresentanti istituzionali, il “Gruppo di lavoro statunitense sulla crisi alimentare” critica in un comunicato stampa l’intenzione di finanziare una nuova "Rivoluzione verde" in Africa in tandem con la Gates Foundation da parte dell’amministrazione Obama. Il gruppo di lavoro ritiene che per affrontare il problema della sicurezza alimentare occorra adottare una nuova strategia basata sui risultati dello studio IAASTD (International Assessment of Agricultural Knowledge Science and Technology for Development).
Lo IAASTD, elaborato in quattro anni da oltre 400 scienziati ed esperti di sviluppo internazionali col patrocinio delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale, ha sottolineato l’importanza di investire in metodi agro-ecologici. Lo studio ha, inoltre, messo in guardia dal rischio di perseverare in pratiche agricole ad elevato uso di sostanze chimiche, e stimato che pochi contributi verificabili a uno sviluppo equo e sostenibile sono finora stati apportati dalle colture geneticamente modificate.
Negli anni ‘90, il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USAID) ha contribuito a dirigere, insieme alla Monsanto e attraverso il KARI, un progetto durato 14 anni e costato 6 milioni di dollari per lo sviluppo di una patata dolce gm resistente a virus. Il progetto si è rivelato un totale fallimento. In Uganda, infatti, alcuni ricercatori hanno sviluppato un ibrido dotato delle stesse caratteristiche impiegando tecniche di incrocio convenzionali e spendendo infinitamente meno.
Il KARI, tuttavia, ha continuato, a condurre ricerca nel campo delle agro-biotecnologie in collaborazione con Monsanto e USAID, promuovendo un modello di sviluppo imposto dall’alto, contraddistinto da investimenti costosi e dall’esito incerto.
Il presidente della National Family Farm Coalition Ben Burkett ha dichiarato: "Temo che il milione di dollari stanziato dall’amministrazione Obama per la ricerca agricola serva a finanziare un tipo di ricerca più utile alla Monsanto che ai piccoli coltivatori africani. Saluto con entusiasmo la rinnovata attenzione ai problemi alimentari dell’Africa, ma i soldi dei contribuenti statunitensi finiranno sprecati se serviranno a garantire gli interessi dei soliti pochi. Clinton e Vilsack dovrebbero fare tesoro di esperimenti disastrosi come quello della patata dolce gm. Molti agricoltori kenioti contestano all’amministrazione USA, alla Monsanto e alla Gates Foundation il tentativo di imporre loro forzatamente le biotecnologie”.