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Newsletter agosto 2010

03/08/10
Stati Uniti: Food and Drug Administration (FDA) verso l’approvazione del salmone gm
Il via libera dell’FDA potrebbe spianare la strada all’immissione in commercio di cloni e animali gm
Fonti: Center for Food Safety; Food and Water Watch

I dati sulla sicurezza del salmone transgenico resi noti dalla Food and Drug Administration (FDA) al termine di un processo di valutazione ultra-decennale sono insufficienti e inaccettabili. Lo denunciano gruppi ambientalisti e di consumatori, insieme ad associazioni di pesca, chef e dettaglianti alimentari allarmati alla prospettiva che l’FDA possa autorizzare la produzione commerciale del primo animale geneticamente modificato destinato al consumo umano senza averne adeguatamente valutato i rischi sanitari e ambientali. Restano, infatti, totalmente da chiarire quali siano gli effetti provocati nell’uomo dal consumo di salmone gm, nonché l’impatto del pesce transgenico sulle popolazioni selvatiche già gravemente danneggiate dagli allevamenti intensivi.
Secondo il Center for Food Safety (CFS): “La Food and Drug Administration non dispone dei mezzi necessari a valutare la sicurezza del salmone transgenico in quanto alimento destinato all’uomo. Invece di dotarsi di metodi di valutazione adeguati, tuttavia, essa ha scelto di applicare al pesce gm la procedura con cui autorizza la commercializzazione dei farmaci veterinari. Tale procedura consente di trattare dati essenziali sulla sicurezza dei prodotti come informazioni riservate e di eludere le molte domande ancora insolute”.
Una strategia, commenta Andrew Kimbrell del CFS, “che disattende completamente l’ordine esecutivo con cui il Presidente Barack Obama ha chiesto apertura e trasparenza nel governo”.
Il salmone atlantico gm sviluppato dalla AquaBounty Technologies combina artificialmente geni dell’ormone della crescita presenti nel salmone del Pacifico con geni “anti-congelamento” presenti nel merluzzo. Il connubio fa in modo che l’ormone della crescita sia prodotto anche durante la stagione fredda e che il pesce gm raggiunga dimensioni idonee per la vendita nella metà del tempo altrimenti necessario. Ciò consente agli allevamenti intensivi di incrementare ulteriormente il proprio tasso di produzione con grave danno per la qualità di vita degli animali.
La FDA deciderà entro pochi giorni se autorizzare la commercializzazione del salmone transgenico e se richiederne l’etichettatura. Si teme, tuttavia, che il pesce gm possa essere considerato, al pari delle piante transgeniche, “sostanzialmente equivalente” alla sua controparte naturale e che i consumatori siano di fatto privati di ogni strumento utile a identificarlo.

12/08/10
Argentina: scienziato indipendente vittima di un grave episodio di intimidazione
Fonte: Tecnologia para todos, Amnesty International
Il biologo molecolare e ricercatore argentino Andrés Carrasco è stato gravemente aggredito mentre presentava i risultati del suo studio sulla tossicità del glifosate nel corso di un incontro pubblico a Leonesa. La cittadina di Leonesa, situata nella provincia settentrionale del Chaco, è un luogo caldo nella controversia nazionale sulle monocolture di transgenici. Un rapporto stilato da una commissione governativa sulla base di statistiche del sistema sanitario ha infatti dimostrato che nel corso degli ultimi 10 anni il massiccio uso di agrotossici associati alle coltivazioni di riso transgenico presenti nella zona ha incrementato del 300% l’incidenza del cancro tra i minori di 15 anni e del 400% quella delle malformazioni neonatali.
Secondo quanto hanno riferito testimoni presenti agli scontri, il gruppo degli aggressori era capeggiato da esponenti di spicco delle istituzioni e dell'imprenditoria locali: il sindaco di Leonesa José Carbajal, sua moglie Elda Insaurralde deputato provinciale, e il proprietario delle piantagioni di riso transgenico Eduardo Meichtry.
Con una petizione pubblica rivolta al governatore della provincia del Chaco, al ministro dell’Interno e al ministro della Salute, Amnesty International ha chiesto che si faccia luce sull’accaduto, sia chiarito il ruolo delle autorità locali nell’incoraggiare le violenze e siano avviate indagini sanitarie e attività di monitoraggio a tutela della popolazione.
In un'intervista rilasciata al programma radiofonico “Tecnologia per tutti”, Carrasco ha rammentato che nel corso degli ultimi 15 anni sono stati sversati 200 milioni di litri di agrotossici nella sola Argentina. Secondo il ricercatore occorre ora adottare misure di emergenza istituendo zone di assorbimento più estese tra le coltivazioni transgeniche e gli insediamenti umani.

Nota di EQUIVITA: Andrés Carrasco, ricercatore al CONICET (Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche) di Buenos Aires, direttore del Laboratorio di Biologia molecolare presso lo stesso istituto, e docente di Medicina all’Università di Buenos Aires (UBA), è autore di uno studio che ha dimostrato come dosi glifosate minime rispetto  a quelle correntemente utilizzate in agricoltura provocano malformazioni in embrioni di pollo e di anfibi.
Il Comitato Scientifico EQUIVITA ritiene che la tossicità dei composti chimici riferita alla specie umana non possa essere dimostrata sugli animali. Le malformazioni evidenziate negli anfibi dagli studi di Carrasco, tuttavia, provano che il glifosate reca danno agli ecosistemi naturali in modo certamente imprevedibile e che deve quindi essere bandito. EQUIVITA esprime sdegno per gli atti di minaccia e intimidazione subiti finora dal ricercatore.

10/08/10
Stati Uniti: colza gm contamina piante selvatiche
Fonte: La Repubblica- GMWatch (http://www.gmwatch.org )
Piante di canola geneticamente modificata - una varietà di colza comune - si stanno propagando dai terreni agricoli del Nord Dakota, negli Stati Uniti, invadendo aree non coltivate. Le piante transgeniche possono dunque abbandonare i campi ed invadere le zone naturali circostanti. Lo sostengono alcuni scienziati statunitensi che hanno osservato, per la prima volta negli Usa, la presenza di piante geneticamente modificate che si sono riprodotte in aree naturali, e che sono quindi una minaccia per la biodiversità. La scoperta, secondo gli esperti, avrà "implicazioni importanti" nelle politiche agricole degli Stati Uniti. In luglio i ricercatori hanno raccolto, fotografato ed analizzato 406 piante di canola cresciute fuori dai terreni coltivati lungo un tragitto di 5.400 chilometri che attraversa vaste regioni agricole. Di queste, ben 347 (l'86%) sono risultate positive ai test sulla presenza di proteine che le rendono più resistenti ad alcuni erbicidi (la CP4 EPSPS e la PAT).
Un segnale d'allarme, dunque, che non giunge da associazioni ambientaliste ma da Meredith Schafer, ricercatrice presso Università dell'Arkansas, insieme a colleghi della Environmental Protection Agency (Epa, l'agenzia federale che si occupa della protezione dell'ambiente). Secondo lei queste piante "scappate" dai campi potrebbero influenzare la biodiversità della regione. Meredith Schafer ha presentato i risultati delle sue analisi alla conferenza annuale della Società Ecologica Americana (ESA) tenutasi nei giorni scorsi a Pittsburgh. Gli scienziati non sanno se questo possa essere accaduto anche ad altre colture Ogm.

Commento di GMWatch: “La posizione dell’industria rispetto alla possibilità che le piante gm si diffondano in natura è tradizionalmente: ‘Non può accadere perché non sono in grado di sopravvivere’. La posizione dell’industria aggiornata alle ultime scoperte scientifiche è: ‘Può accadere, ma non è un problema’”. (Si veda il commento di Daniele Rosellini, biologo presso l'Università di Perugia, riportato su Repubblica: “Che i geni introdotti mediante ingegneria genetica persistano nell'ambiente in piante coltivate presenti fuori dai campi o in piante spontanee di specie affini che possono incrociarsi con loro è indesiderato da molti. Questo non è comunque pericoloso per l'ambiente e la salute, perché quei geni sono stati vagliati e considerati sicuri prima di autorizzare la coltivazione delle piante OGM che li contengono").

19/08/10
Unione europea: tracce di DNA transgenico rinvenute nei tessuti degli animali alimentati con Ogm
Urgente l'etichettatura dei prodotti contenenti Ogm
Fonte: TestBiotech
Un'indagine della Ong tedesca Testbiotech ha dimostrato che sempre più spesso si rinvengono frammenti di DNA appartenente a piante transgeniche nei tessuti degli animali alimentati con materie prime gm. Ad aprile del 2010 un'equipe di ricercatori italiani ha rilevato la presenza di sequenze di DNA appartenente alla soia gm nel sangue, nel latte e nella prole delle capre. Alcuni anni prima, frammenti di DNA appartenenti a mais gm sono stati rinvenuti in campioni di tessuti prelevati da maiali. Tracce di DNA transgenico sono state anche rinvenute in pesci alimentati con Ogm.
Secondo il direttore di TestBiotech Christoph Then: "Le recenti pubblicazioni scientifiche rafforzano le istanze di quanti chiedono che il latte, la carne e le uova provenienti dalla filiera Ogm siano opportunamente etichettati. Con l'affinarsi dei metodi di campionamento del DNA, le tracce di materiale genetico gm saranno individuate ancora più di frequente. Identificarle non è oggi sempre possibile e risulta più agevole nel pesce".
In passato diversi esperti tra cui la stessa Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) si sono dichiarati convinti dell'impossibilità di rintracciare frammenti di DNA transgenico negli animali. Nonostante sia noto ormai da anni che il DNA vegetale non si degrada completamente nell'intestino e può quindi essere assimilato dall'organismo animale.
In Europa gli allevamenti intensivi fanno un uso massiccio di soia gm e dei suoi derivati. L'uso di etichette di riconoscimento per i prodotti alimentari che ne derivano è essenziale per consentire ai cittadini di scegliere se consumare o meno Ogm e per permettere alle autorità di monitorare gli effetti sanitari da essi provocati, a oggi largamente inesplorati.  



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