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Il concetto di previsione nella scienza

di André Ménache*

Il termine previsione ha un significato molto preciso in ambito scientifico. Esso implica un grado elevato di accuratezza e la possibilità di produrre lo stesso risultato ogni qualvolta si effettui una determinata prova. Quando ci sottoponiamo a un test per l’HIV/AIDS o a un test di gravidanza, ad esempio, ci aspettiamo che il grado di accuratezza del risultato sia il più possibile vicino al 100%.

La sperimentazione animale è incapace di prevedere la risposta umana. I test su animali, cioè, non forniscono una previsione accurata del modo in cui l’essere umano risponde a un determinato farmaco o a una sostanza chimica. Le prove di quanto affermo provengono dalla stessa industria farmaceutica. Numerosi studi hanno comparato la tossicità di un farmaco negli animali con le reazioni avverse al farmaco osservate in pazienti umani. La correlazione tra i due ordini di dati è in media del 30%, il che rende i test su animali persino meno affidabili del lancio della monetina.

Il motivo per cui finora tale stato di cose è sfuggito all’attenzione dei più è che il concetto di previsione è stato confuso con la pratica della correlazione retrospettiva. L’errore commesso da molti, cioè, è stato quello di confrontare i dati umani con dati animali acquisiti in precedenza selezionando solo i casi in cui questi si sono trovati a coincidere. Il fatto che 3 animali su 10 reagiscano nello stesso modo in cui reagisce l’uomo ad un particolare farmaco o a una sostanza chimica non rende la sperimentazione animale predittiva per l’uomo poiché non sappiamo in partenza quali siano quei 3 animali che risponderanno come l’essere umano.

Da quanto detto si ricavano due conclusioni. La prima è che non basta sostituire i test su animali ma occorre eliminarli del tutto. La seconda è che la medicina umana progredisce malgrado gli esperimenti su animali non grazie ad essi. Abbandonando i test su animali potremmo finalmente destinare risorse più adeguate allo sviluppo e al perfezionamento dei metodi di ricerca basati sull’uomo attualmente predittivi solo al 75%, rendendoli più accurati e affidabili. L’adozione di una strategia di sperimentazione basata su di una serie di test tra loro integrati sarebbe quanto mai benefica per la tutela della salute umana, poiché non dovremmo più affidarci alla risposta di un singolo test ma a quella di una serie di svariati test. Ciò ricorda la saggezza con cui Pietro Croce auspicava che la scienza procedesse per piccoli passi prudenti e non con quegli “atti di fede” che così spesso hanno causato tragedie laddove i ricercatori hanno applicato i dati ottenuti con gli animali direttamente all’uomo.

Sulla scorta dei dati scientifici di cui disponiamo oggi la società è dunque chiamata a una scelta. Possiamo scegliere tra dati umani incompleti ma rilevanti per l’uomo e tra dati animali completi ma largamente non rilevanti per l’uomo. E’ mia ferma convinzione che se la società sapesse come stanno realmente le cose lo tsunami dell’opinione pubblica cancellerebbe completamente la sperimentazione animale.

* direttore di “Antidote Europe”



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